
Caravaggio non si studia, si vive. Lo capisci subito, davanti a una sua tela: la luce che squarcia il buio, i corpi veri, imperfetti, la tensione che ti tiene incollata all’opera. Ho avuto la fortuna di vedere dal vivo molte delle sue opere in Italia, e ogni volta è come se Caravaggio parlasse direttamente a me, senza filtri, senza mediazioni.
La sua vita, d’altronde, sembra uscita da un romanzo: passioni, violenza, fughe, redenzione. In questo articolo ti porto alla scoperta del suo percorso umano e artistico, tra Milano, Roma, Napoli, Malta e la Sicilia.

Dalle origini a Roma: la nascita di uno stile
Michelangelo Merisi nasce nel 1571 a Milano, ma è a Caravaggio, il paese d’origine della famiglia, che deve il suo nome. Si forma a Milano nella bottega di Simone Peterzano, allievo di Tiziano, dove entra in contatto con la cultura veneta. Intorno al 1592 si trasferisce a Roma, città che diventerà il suo primo grande palcoscenico.
Dopo un inizio difficile, riesce a farsi notare grazie a opere come La buona ventura e I bari, scene quotidiane dai toni teatrali e realistici. Ma è con l’incontro del cardinale Francesco Maria del Monte che la sua carriera decolla: entra nella sua cerchia e dipinge opere come Fanciullo con canestro di frutta, Bacco (oggi agli Uffizi) e Ragazzo morso da un ramarro. A Roma ho visto da vicino questi volti intensi, spesso riconducibili all’autoritratto del pittore: giovani reali, vibranti, disturbanti.
Il successo e lo scandalo: San Luigi dei Francesi
Il grande salto arriva con la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, a Roma: Il martirio di San Matteo, La vocazione di San Matteo e San Matteo e l’angelo. Ho avuto la fortuna di osservarli in loco, e la potenza narrativa è ancora intatta: il taglio di luce, l’ambientazione quotidiana, i volti drammatici e veri.
La prima versione di San Matteo e l’angelo, oggi perduta, fu rifiutata perché il santo sembrava analfabeta: Caravaggio non edulcora, e questo spesso lo penalizza. Nella seconda versione il tono è più pacato, ma non meno intenso.

Opere contese e rifiutate: Santa Maria del Popolo e Santa Maria della Scala
Nel 1600 riceve la commissione per due tele nella Cappella Cerasi, in Santa Maria del Popolo: La conversione di Saulo e La crocifissione di San Pietro. Le vidi la prima volta durante un viaggio di studio e ne rimasi travolta: la scena si muove in un buio profondo, da cui emergono solo pochi dettagli illuminati, capaci di raccontare tutto.
Ancora più controversa è La morte della Vergine, destinata alla chiesa di Santa Maria della Scala, ma rifiutata per mancanza di decoro. Il volto della Madonna, secondo alcuni, era quello di una prostituta morta annegata. L’opera, che ho potuto vedere al Louvre, è struggente e potente, col suo realismo impietoso.

La fuga e la maturità artistica: Napoli, Malta e la Sicilia
Nel 1606 Caravaggio uccide un uomo in una rissa e fugge da Roma. Comincia un pellegrinaggio drammatico che lo porterà a Napoli, Malta, e poi in Sicilia. A Napoli dipinge Le sette opere di misericordia e La flagellazione di Cristo, che ho potuto ammirare di persona: pura tensione e dramma, dove la luce è protagonista silenziosa.
A Malta realizza La decollazione del Battista, per la concattedrale di San Giovanni: un’opera monumentale, con la firma del pittore scritta nel sangue. In Sicilia crea tra le altre La resurrezione di Lazzaro, a Messina.

L’ultima tela e la morte misteriosa
Nel 1610, ormai esausto, tenta di rientrare a Roma per ottenere il perdono papale. Ha già dipinto Il martirio di Sant’Orsola per Marcantonio Doria, oggi a Napoli. Ma non arriverà mai a Roma: muore a Porto Ercole in circostanze misteriose. Si parla di febbri malariche, ma il mistero resta.
L’eredità dimenticata e la riscoperta
Dopo la sua morte, Caravaggio cade nell’oblio. Solo nel Novecento, grazie a studiosi come Roberto Longhi, viene riscoperto e finalmente riconosciuto come uno degli artisti più rivoluzionari della storia dell’arte. Longhi scriverà: “Caravaggio è il pittore più moderno di tutti”.
E non potrei essere più d’accordo. Ogni sua opera è un pugno allo stomaco e un atto di verità.
Curiosità
- Per molto tempo si è creduto che Caravaggio non disegnasse, ma recenti studi e mostre hanno dimostrato che usava schizzi preparatori o tracciava direttamente sulla tela, con tecniche di incisione e spolvero.
- Si dice che alcuni suoi modelli per santi e madonne fossero prostitute e mendicanti conosciuti a Roma.
- La sua influenza ha superato i secoli: il “caravaggismo” ha ispirato artisti in tutta Europa, da Gentileschi a Rembrandt.
Ti è piaciuto questo viaggio nella vita di Caravaggio? Nel blog troverai presto altri articoli dedicati ai grandi maestri dell’arte. Se hai visto qualcuna delle sue opere, raccontamelo nei commenti: qual è quella che ti ha colpito di più?