Nel cuore di Roma, a pochi passi dal Pantheon, sorge una delle chiese barocche più sorprendenti della città: la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola. Spesso ignorata dai percorsi turistici più battuti, questa chiesa è in realtà uno scrigno d’arte, spiritualità e illusionismo prospettico.
La sua storia inizia nel 1551, quando Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, istituisce il Collegio Romano, destinato alla formazione dei gesuiti. Annessa al collegio c’era in origine una piccola cappella dedicata all’Annunziata, ma nel tempo divenne chiaro che serviva una chiesa più grande, capace di accogliere i fedeli e rappresentare la centralità dei gesuiti nella vita culturale e spirituale della città.
Fu Papa Gregorio XV – lui stesso ex allievo del Collegio Romano – a sostenere il progetto, affidandone la realizzazione al nipote, il cardinale Ludovico Ludovisi. I lavori iniziarono nel 1626 e si conclusero nel 1650, in tempo per il Giubileo. L’architetto gesuita Orazio Grassi guidò il cantiere, mantenendo un’impostazione sobria ma solenne, in linea con lo spirito dell’ordine.
Ma ciò che rende unica questa chiesa è ciò che accade una volta varcata la soglia.
A partire dal 1691, fu chiamato a decorare la chiesa Andrea Pozzo, gesuita, pittore e genio della prospettiva barocca. Il suo lavoro sulla volta della navata centrale è uno dei più straordinari esempi di trompe-l’œil mai realizzati: un’immensa composizione (36 metri per 16) che raffigura l’Apoteosi di Sant’Ignazio, accolto in cielo da Cristo e dalla Vergine Maria. Tutt’intorno, le allegorie dei quattro continenti (Europa, Asia, Africa e Americhe) simboleggiano l’opera missionaria della Compagnia di Gesù.
Ma la meraviglia non finisce qui. Laddove dovrebbe trovarsi una cupola, non c’è nulla: solo un’altra illusione. Pozzo dipinse una finta cupola su una tela perfettamente integrata nell’architettura. L’originale andò distrutta in un incendio nel 1685, ma fu replicata nel XIX secolo da Francesco Manno, seguendo i disegni preparatori di Pozzo.
Per consentire ai visitatori di ammirare le volte senza stancarsi, è stato collocato uno specchio a terra, che riflette gli affreschi con grande nitidezza. Ma durante la mia visita, ho preferito il modo più semplice e più antico: mi sono seduta su una panca e ho alzato la testa. Guardare quell’opera col naso all’insù, lasciandosi travolgere dalla profondità e dalla luce, è stata un’esperienza impossibile da dimenticare.
Anche l’altare maggiore è riccamente decorato con scene della vita di Sant’Ignazio: la battaglia di Pamplona in cui fu ferito, la visione mistica a La Storta che segnò la sua vocazione, l’ingresso di Francesco Borgia nella Compagnia e l’invio di Francesco Saverio verso le Indie.
Le cappelle laterali custodiscono altre meraviglie: la tomba di San Luigi Gonzaga, scolpita da Pierre Le Gros, si trova nel transetto destro. A sinistra, spicca una statua monumentale di Sant’Ignazio di Camillo Rusconi (1728), mentre nella Cappella Ludovisi si trovano la tomba di Papa Gregorio XV e quattro statue allegoriche raffiguranti le virtù, sempre di Rusconi.
In un solo luogo si concentrano arte, fede, ingegno e potenza visiva. La Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola non è solo un edificio sacro: è un’esperienza immersiva, capace di stupire ancora oggi chiunque varchi la soglia con lo sguardo pronto a meravigliarsi.
📍 Via del Caravita, Roma
🎟️ Ingresso gratuito